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Stock e calcio i pionieri della sponsorizzazione

Stock 84"Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock 84, se ha perso consolatevi con Stock 84..."

Per più di quarant'anni, ogni domenica alla radio si ascoltava lo slogan della Stock di Trieste legato a ''Tutto il calcio minuto per minuto''. Un'azienda che molti anni fa ha stretto un legame molto stretto con l'ambiente calcistico, quando di pubblicità nemmeno si fantasticava.
Stock e calcio, un legame stretto tantissimi anni fa, ancora prima delle tanto attese radiocronache domenicali.

Negli anni Trenta la Stock aveva realizzato dei materiali pubblicitari specifici per i Bar, erano dei tabelloni che segnalavano al pubblico gli incontri della domenica e le classifiche dei campionati di serie A e B. L'iniziativa ebbe così tanto successo che la clientela si prenotava, ad ogni inizio di campionato, per avere subito le tabelle con i nomi delle squadre neopromosse da inserire nei grandi quadri che venivano appesi all'ingresso dei Bar più frequentati dagli sportivi del Totocalcio.

Fu l'inconfondibile voce di Nicolò Carosio a suggellare questo fortunato abbinamento, che con le radiocronache delle partite cominciarono a tenere un bel po' di italiani con le orecchie incollate alla radio e la Stock era lì, all'inizio della trasmissione, subito dopo il famoso cinguettio dell'indimenticabile ''uccellino della radio'', a proporre agli ascoltatori il secondo tempo di una partita di serie A, già perchè allora era una sola la gara seguita in radiocronaca diretta e alla fine il celebre slogan.

La Stock di Trieste era presente non solo via etere ma anche negli stadi di tutta Italia, da quelli di serie A a quelli delle categorie inferiori, risaltavano sui bordi del campo i tabelloni gialli e blu con la caratteristica grafia Stock. Con l'arrivo della TV facevano da cornice alle azioni dei giocatori.

Il matrimonio tra sport e industria era così iniziato e il mondo del calcio trovò il coraggio di affrontare questo argomento in modo più concreto nel 1974 grazie al riconoscimento del diritto di immagine a scopo pubblicitario per i calciatori. Inizialmente furono iniziative personali che portarono in video i volti dei beniamini dei tifosi. Dai primi impacciati tentativi si passò a dei veri colpi di mano come quello dell'ottobre '78 quando Teofilo Sanson, presidente dell'Udinese, firmò i calzoncini della sua squadra aggirando l'ostacolo del regolamento federale che vietava ogni scritta pubblicitaria sulle maglie.
L'idea, costò una multa di 10 milioni di lire, ma ne guadagnò molto di più in pubblicità gratuita.
Nel '79 fu il presidente del Perugia, Franco D'Attoma, per 400 milioni di lire fece l'abbinamento col pastificio Ponte causando in Federazione e in Lega un pandemonio. Era consentito solo far comparire il logo della ditta che produceva l'abbigliamento sportivo. D'Attoma per aggirare l'ostacolo creò una linea sportiva con il nome del pastificio.
Nel '79 il colosso chimico tedesco Bayer riesce a mettere il suo nome sulle maglie del Leverkusen e Uerdingen, dopo un'attesa durata sessant'anni. La Philips è presente nell'Eindhoven solo nella sigla Psv, ovvero Unione sportiva Philips. E altre grandi società che hanno marchiato club di tutto europa, fino ai giorni nostri dove oramai tutte le squadre sono costrette ad avere uno e più sponsor. Fa eccezione, il Barcellona, che solo ultimamente ha fatto affiggere sulla maglia UNICEF, ma è senza fini di lucro.

Ma anche verso la fine degli anni Cinquanta la pubblicità era riuscita ad entrare nel mondo del calcio. Il Vicenza stipulò un contratto con la Lanerossi, il Monza con la Simmenthal, Il Mantova con l'Ozo e il Ravenna con la Sarom. L'abbinamento più clamoroso avvenne col Torino nel '58. Da tempo in difficili condizioni economiche, la società granata accetta di chiamarsi Talmone Torino, ricevendo in cambio 30 milioni di lire.
L'effetto fu negativo, un fallimento totale, i tifosi osteggiarono la nuova denominazione e a peggiorare la situazione venne anche la retrocessione in B. Fu proprio in seguito a questa vicenda che l'allora presidente federale, Pasquale, vietò gli abbinamenti permettendo soltanto al Vicenza di continuare a chiamarsi Lanerossi Vicenza per una precedente concessione.